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Autismo e scuola, allenare le abilità sociali si può

Riceviamo e pubblichiamo una nota di Daniela Mariani Cerati:

Da qualche anno si é individuata la lettura della mente, ossia la capacità di leggere il pensiero altrui, di mettersi nei panni degli altri, come la base della socialità. Si é ipotizzato che questa sia l’abilità di base, presente già in bambini molto piccoli, che manca nei bambini con autismo e che da questa mancanza dipendano le loro difficoltà nell’interazione sociale.
Si é coniato il termine “mind-blindness” che significa cecità mentale. E’ molto importante sapere se si tratta di mancanza totale o di ritardo nell’acquisizione, di deficit parziale che può essere migliorato con l’educazione.
Per dirimere questo quesito hanno fatto ricerche rigorose Marco Valenti e Monica Mazza dell’Università de l’Aquila. Hanno così documentato che la seconda ipotesi é quella vera e che quindi vale la pena esercitare la teoria della mente nei bambini e ragazzi con autismo, come premessa per migliorare le abilità sociali più complesse.
Le loro ricerche sono state pubblicate su una prestigiosa rivista internazionale: il Journal of Autism and Developmental Disorders (JADD).

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28597142
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28213839

Per un ampio resoconto della ricerca rimando al sito di Gianluca Nicoletti

http://www.pernoiautistici.com/2017/06/da-laquila-una-ricerca-sulle-potenzialita-sociali-degli-autistici/

I risultati di questa ricerca devono stimolare insegnanti e genitori ad approfittare delle mille occasioni che la vita quotidiana offre per sviluppare la teoria della mente negli allievi con autismo e non solo in loro. Credo che anche in molti allievi normodotati questa abilità sia carente.
Un compagno arriva a scuola con una faccia allegra. Cerchiamo di capire perché? E viceversa.
Se sappiamo che la teoria della mente esiste nei bambini con autismo e pertanto può essere migliorata, l’atteggiamento dell’educatore sarà molto diverso rispetto al pessimismo che si installerebbe se fosse stata documentata una completa cecità mentale e non una semplice miopia”.

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