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Il 18 Febbraio è la Giornata Mondiale della Sindrome di Asperger

Proponiamo un articolo pubblicato su Il Messaggero.it a firma di Leonardo Jattarelli, dal titolo “Tra i sintomi, la difficoltà a comunicare e l’ansia”. L’articolo è comparso in occasione della Giornata Mondiale della Sindrome di Asperger.

«Un pizzico di autismo è necessario per il successo nelle arti e nelle scienze» diceva il pediatra austriaco Hans Asperger (1906-1980). Sebbene sia stata una neurologa russa a scrivere il primo resoconto del profilo che oggi si chiama Sindrome di Asperger fu lui a dedicare le sue ricerche a questa malattia.
Il 18 febbraio è la Giornata mondiale (www.asperger.it) perché in questo giorno è nato il professore. La sindrome di Asperger è una forma di autismo che compromette le capacità comunicative e di socializzazione di un individuo, al punto da isolarlo dal resto della comunità.
Le cause scatenanti sono incerte, tuttavia i ricercatori ritengono che all’origine della malattia possa esservi una mutazione genetica.
Le difficoltà comunicative non sono gli unici segni della sindrome. I malati si distinguono anche per dei comportamenti fatti di gesti ripetitivi e stereotipati.
La malattia condivide con l’autismo alcune caratteristiche: difficile interazione sociale, problemi di comunicazione, iperattività ansia, depressione. Le prime manifestazioni compaiono durante l’infanzia, attorno ai 2-3 anni, ma è quando il paziente comincia la scuola che, generalmente, si diagnostica la malattia. È a contatto con le altre persone, che si palesano i sintomi come, per esempio, le difficoltà nel socializzare o nel dialogare con gli altri. Non esiste una cura specifica, ma solo dei programmi terapeutici volti a migliorare quelli che sono i sintomi principali della malattia.

IL LIBRO.
Ripeteva spesso buffe espressioni facciali, aveva bisogno costantemente di muovere mani e piedi, possedeva un udito sensibilissimo e spesso faceva pipì mentre componeva perché eccessivamente emozionato. Che sarebbe poi diventato quel genio incontrastato della musica di nome Wolfgang Amadeus Mozart, lui all’epoca non poteva immaginarlo ma la sua follia era di buon auspicio; un potentissimo, enorme volano per arrivare all’Assoluto delle note. E, all’epoca, il giovanissimo Amadeus non era ovviamente in grado di classificare come malattia quei costanti comportamenti sopra le righe: «Studiando la corrispondenza intercorsa tra il musicista e la sua famiglia, gli storici hanno condiviso l’opinione che Mozart, durante i momenti di noia, saltava sui tavoli e sulle sedie…Non era in grado di proseguire una conversazione su temi astratti e si comportava in modo scorretto e sconsiderato con cambiamenti frequenti dell’umore. Le sue lettere indicano la presenza di ecolalia, peculiare modo di comunicare dell’autismo». Eccoci così arrivati al punto: il virgolettato è infatti tratto dalla prefazione di Paolo Cornaglia Ferraris all’interessante libro dal titolo Sei personaggi in cerca di autismi (edizioni Lswr) firmato da sei autori colpitida Asperger che, a loro volta, raccontano storie di grandi personaggi affetti dalla stessa sindrome. Il volume, che uscirà in libreria il 18 in occasione della Giornata Mondiale della Sindrome di Asperger, è firmato da Cornaglia Ferraris (medico specializzato in emato-oncologia); Giorgio Gazzolo (medico che ha lavorato in equipe psicopedagogiche); Nicola Gomirato (compositore ed esecutore polistrumentista); Luca Pani (psichiatra); Claudio Ughetto (scrittore); Enrico Valtellina (si occupa di Disability Studies) e David Vagni (Ricercatore del Cnr-Isasi di Messina).

LE FORME.
Prima che, nel 44, fossero descritte per la prima volta le varie forme di autismo, le cosiddette deviazioni comportamentali non erano affare della medicina.
Dunque chi avrebbe potuto immaginare che Lewis Carroll, l’autore di Alice nel Paese delle Meraviglie, sarebbe rientrato nella lista Asperger stilata dal professor Michael Fitzgerald del Trinity College di Dublino? Oggi la diagnosi è apparentemente più semplice e chi ne parla è conscio di essere affetto da Sindrome di Asperger; l’attrice Daryl Hannah racconta il suo inferno ad Hollywood: «Non ho mai partecipato ad un talk show, non mi sono mai recata a ritirare premi» confessa «e andare agli Academy Awards è stato molto doloroso…Ero così socialmente scomoda che alla fine mi sono ritrovata in una blacklist».

COMUNICAZIONE.
Un’altra attrice, Helena Bonham Carter, moglie del regista Tim Burton, descrive dettagliatamente nel libro le stranezze del marito colpito dalla Sindrome e così si potrebbe andare avanti citando Andy Warhol e Isaac Netwon, Charles Darwin («Non comunicava mai faccia a faccia, evitava il più possibile l’interazione con la gente») e il terzo presidente Usa Thomas Jefferson («Indossava pantofole per gli incontri importanti tenendo sempre un uccello finto sulla spalla che aveva il potere di mantenerlo calmo durante le interazioni sociali») fino a Michelangelo Buonarroti.
Se poi ci si sofferma sulle righe che riguardano il grande pianista Glenn Gould, la curiosità si mischia allo stupore. Gould nella sua vita «ha rilasciato moltissime interviste sia radiofoniche che televisive per lo più effettuate…da se stesso a se stesso. La sera si isolava in una delle sue stanze e si metteva a scrivere testi tra i più disparati e li faceva diventare documentari televisivi, ovviamente condotti o interpretati da lui».

CAPITOLO.
Un capitolo denso di appunti privati e storiografici riguarda la scrittrice e filosofa Simone Weil: Bataille la descriveva «gigantesca e repulsiva insieme» e le sue allieve parlavano di una donna «così strana! Da principio ne ridevamo: vestita male, i gesti goffi». Durante il periodo in cui lei, figlia di una famiglia ebrea borghese, scelse deliberatamente di lavorare in fabbrica, era minata da continue emicranie e appuntava tutto ciò che faceva su un piccolo quaderno. Quando, nell’agosto del 35, in gita con i genitori in Spagna, assiste ad una straziante processione religiosa, Simone si identifica a tal punto con quel dolore da decidere di aderire al cristianesimo in quanto «schiava».
Dunque, fino a che punto l’imperfezione può condurre alla assoluta genialità? Lui ha iniziato a parlare dopi i tre anni, non sapeva distinguere la destra dalla sinistra, è stato riformato alla Leva per problemi psichiatrici, «aveva scritto un protocollo per parlare con le ragazze». Lui, colpito da Asperger, diventerà Richard Feynman, Premio Nobel per la Fisica nel 65 per l’elaborazione dell’elettrodinamica quantistica.

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